• Siamo nati scoprendo
  • La nostra casa ce la portiamo dentro
  • Capita di voler esternare cose piccole, per farle notare.
  • “Da un Counselor vado per trasformarmi”
  • Le ali dell’inconscio
  • Sapere di che panno è vestito qualcuno
  • “Sono così” e il cambiare
  • Vi sentite pieni di energia?
  • Mi siedo, vi guardo e sarete voi a parlare.
  • Quel molto che mi hai dato
  • Vertebra dopo vertebra si torna in piedi
  • La cucina del cuore
  • Quel filo solido
  • Lamentiamoci un po’
  • quel suo racconto dorato
  • Confini apparenti
  • Principio
  • In un bar del centro, la mattina.
  • Dal dovere fattosi macigno al: teniamoci il meglio
  • “Fratture scomposte”
  • Il counselor e l’ipnotista in me

Cristina Merlo

Cristina Merlo

Archivi Mensili: giugno 2016

Non chiederti il perché, cerca il tuo “posto comodo”

27 lunedì Giu 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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Capita che ci raccontiamo episodi della nostra vita come se fossero atti di una tragedia, chiedendoci teatrali “perché proprio a me”.

Questo genere di “perché” e le loro risposte non ci portano a nulla.

Sentendo o leggendo le vite del mondo, facendole nostre capiamo che quella nostra unica tragicità non esiste.

Torna utile un’altra domanda: “come” cerco il mio “posto comodo”?

Tutti a casa abbiamo l’angolo preferito per, la passeggiata che più di altre ci, lo scambio di impressioni con l’amico che… Quando entriamo per la prima volta in una camera con poltrone e divani scegliamo dove sederci; quel posto per qualche motivo ci piace, ci stiamo bene.

Il nostro intimo vuole il suo “posto comodo”, vuole stare bene, meglio vuole essere.

Troviamo il posto per l’auto, per la biancheria, per le vacanze, li cerchiamo e riteniamo che sia “più che logico” attivarsi.

Eccessivamente buttati verso l’esterno ci troviamo a calarci in scene e atti pesanti e tristi, magari credendo che sia colpa di persone e vicende, del passato e del presente.

L’intimo (a cui ognuno attribuisce il suo nome) ha bisogno di rispetto e attenzione. Va conosciuto con cura e accettato, per poterlo accudire.

Un cucciolo di mammifero ha la sua tana, la mamma e dei fratelli: la nicchia! e così cresce a tutto tondo.

“L’intimo è tanto forte quanto delicato. Immagina di crescerlo, di tenerlo d’occhio, parlagli amorevolmente. Ha le sue debolezze, i suoi lati oscuri, le sue bellezze. Per conoscerlo ci vuole tempo, anche per accettarlo. La sua saggezza cresce nel tempo.

Dagli il suo comodo posto, un posto dove divenga armonico. Senti i suoi racconti. Nascerà una stretta conoscenza, un’amicizia. Sceglierai più facilmente, libero da tanti perché. L’unione col tuo intimo ti rende saldo.

Conoscerlo e amarlo equivale a vivere nella tua interezza e nella tua pienezza.

Prendi tempo per te stesso, non è un atto di egoismo, ma lo scegliere di essere la tua Persona, per come è nata, è ora e sarà”.

Scegliere Intimo Come
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Alla ricerca di “ghiande”

07 martedì Giu 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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James Hillman
Psicologo analista junghiano, americano di nascita ma europeo di cultura, ha partecipato alla seconda guerra mondiale…it.wikipedia.org

“Quando tutte le anime si erano scelte la vita, si presentavano a Lachesi. A ciascuna ella dava il genio (daimon) che quella si era assunto, perché le facesse da guardiano durante la vita e adempissse al destino da lei scelto”. Platone

“In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo, la vita è sprecata”. C.G. Jung

“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada”. James Hillman

…conobbi una donna, nata con le idee ben chiare sulla sua ghianda. La perse e si fece convinta che doveva ritrovarla per riuscire a vivere per il bene. Dopo anni rieccola: piccola, un nucleo, un concentrato, che rimandava al “sii chi sei”, nessuna ricerca di grandi obiettivi. Una formica al lavoro con tante altre, coi suoi modi e i suoi gesti spontanei.

Vedo bambini presenti ai loro giochi, osservatori di tutto; chissà quanto sanno di sé o piuttosto quanto sono… seduti sotto grandi querce.

Conosco una giovane che non pensa a questi frutti, almeno ci crede poco, vive con un coraggio che attraversa le intemperie, scopre attenta amici, sperimenta i suoi giorni iniziando a lavorarli come creta. Costruisce quella che col tempo sarà la sua forma. Il suo daimon è manifesto.

I vecchi? li osservo da sempre.

Quelli che hanno appreso dal vivere trasmettono calma. Per stare vicino a loro basta il silenzio, hanno un corpo che parla e occhi che sanno. Quando raccontano ti fanno entrare in fiabe, nella storia loro e del mondo, risvegliano. Trasmettono quanto hanno provato in mezzo a un mondo sempre in fuga, tra gente di ogni tipo. Ti dicono come sono stati a galla, quali emozioni li accompagnano… Non sono insegnanti, sono lì accanto a te, per tenderti la mano con un cofanetto di saggezza. Alcuni, chissà, si sono mai chiesti se vivono per una qualche speciale ragione? o la vivono?

Ci sono vecchi che hanno imparato poco, vicino a loro non si sta bene. Forse non hanno cercato l’essenziale, così difficile da cogliere. C’è chi non lo afferra in una vita intera.

Altri ancòra hanno trovato il loro daimon, riconosciuto per un attimo e poi dimenticato. Ce l’hanno messa tutta, seminando quanto sapevano per sé stessi e non solo. Hanno visto crescere frutti e chiome. Lasciano il segno di chi ha dato il suo meglio.

Una ghianda fattasi realtà la si riconosce in chi piccolo adulto vecchio ce l’ha in sé, la vive. Ognuna è unica e irripetibile; ha una sua essenza e un suo significato. Non si nasce a caso e nel caos. Se ci sentiamo spaesati e frastornati: pazienza, la strada la troveremo.

Sempre pazienza e tanta attenzione agli eventi.

“Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi
sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve
un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è
unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo
tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon
che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del
disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro
destino”.

J. Hillman, Il codice dell’anima

Si può credere o meno a quanto ho ora riportato. Ma… ditemi, non vi pare di avere ognuno il suo destino da seguire?

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