Ce ne sono che cambiano in meglio le giornate, sono oltre quelle descritte nei più bei libri o quelle che bravi attori sanno portare in ed oltre la scena.
Ci sono sguardi che sono il contraltare di ingiustizie, prepotenze, rancori, solitudini, sono ricchezza portata a chi attento la incontra.
Quando ne incrocio il mio cuore balza felice. Nulla di più bello degli sguardi puri e profondi, allegri o malinconici che siano, pensosi o spensierati. La loro essenza è ciò che conta, vibrano con la musica della bontà.
Penso spesso a due, quattro, sei, otto… occhi giovani e so che da quelli è nato e crescerà molto. Vedo gemme di fronte a me e, per quel che mi sarà dato, le proteggerò con semplici soffi d’amore, offrendo, se richiesta, la forza della mia età, della mia forma di donna.
Dal mio canto sapere di nuove gemme rende i giorni pregni di significato e speranza.
…è suonata una campanella piccola, né d’oro né d’argento. Perfetta nella sua forma, ma soprattutto nel suo suono.
Una campanella da tenere in mano come note di clessidra. Din!
Sentite come suona e risuona, pare la campanella del cuore. Din!
Din Din! svegliati: ogni giorno è luce e sentori.
Questa mattina questo din! mi è nato dentro e non potendolo suonare ho provato a riprodurlo con queste righe. E’ tanto delicato quanto diretto, filo di seta bianco ed iridescente, giunge alle orecchie vivo e vivace.
Meno acuto di voci di bimba, più puro di gocce d’ acqua in discesa e certo più timido dell’arcobaleno.
Se un giorno riuscirò a riprodurlo, ve lo farò ascoltare.
Ci si sente in lutto in molte occasioni: un sentimento negato, una posizione lavorativa mai raggiunta o deludente, una storia d’amore finita, un desiderio infranto, amicizie scomparse o da noi stessi cancellate…
Per uscirne bisogna starci dentro, questo lutto va conosciuto, piega dopo piega, in ogni anfratto.
E’ un agire da masochisti?
Dolore e rabbia compaiono per quanto ci manca o per ciò che sentiamo invaderci. Cosa accade: voglia di piangere o urlare, viso fermo con occhi nel nulla, spalle accasciate, schiena dolente e un senso permanente di incapacità di capire, il non sentire chi si è, solo confusione in un vortice di sensazioni cupe come la mancanza del fiato, come parole rotte che restano chiuse in gola, mancanza di riferimenti e certezze.
Per uscirne inizialmente si scorre nel vortice, insieme a lui, fino a quando se ne diventa i padroni, quando ogni scena e ogni stato d’animo sono finalmente chiari, quando tempeste di sabbia e onde impietose sulla pelle scompaiono.
Verranno a galla insieme a dolore e rabbia anche giornate positive, sensazioni colme di vita, ricordi pieni e un giorno sarà una luce a cancellare o sfocare solitudine, rassegnazione, insoddisfazione, vuoto, disperazione.
Ci sono fatti che non possiamo scegliere, accadono o devono accadere, ad alcuni abbiamo contribuito con le nostre decisioni, ma sono fatti, andati, passati. Al loro posto mettiamo quel che resta, come se fosse un’essenza col migliore dei profumi, ricordi pregni lucidi e veri. Agli obiettivi non raggiunti se ne sostituiscono altri e spesso capita che si sentano completamente nostri.
Il peggiore dei lutti è il non ritrovarsi o il non essersi mai trovati. Una mancata nascita. C’è chi in una vita nasce, rinasce così tante volte da ricordare solo i momenti cruciali, le svolte. Si può iniziare ad essere, scoprirsi a qualsiasi età, tutto comincia con un click, per questo si sta sempre attenti ai segnali nei giorni. Da dove o da chi parta quel click non si sa a priori, mai. Prendetela come una caccia al tesoro. Ognuno è qui per sé e per l’umanità, quindi attenti ai vostri click, potrei dire al vostro treno, se è ora di sentirlo e di salirci fatelo, ne vale la pena per tutti.