• Siamo nati scoprendo
  • La nostra casa ce la portiamo dentro
  • Capita di voler esternare cose piccole, per farle notare.
  • “Da un Counselor vado per trasformarmi”
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  • Confini apparenti
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  • In un bar del centro, la mattina.
  • Dal dovere fattosi macigno al: teniamoci il meglio
  • “Fratture scomposte”
  • Il counselor e l’ipnotista in me

Cristina Merlo

Cristina Merlo

Archivi Mensili: gennaio 2016

S O M A T I Z Z A Z I O N I: IL NOSTRO CORPO CHE PARLA

16 sabato Gen 2016

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Il corpo disgiunto dalla mente, da essa abbandonato è come un neonato lasciato a se stesso dalla madre. E una mente senza il forte legame col suo corpo resta senza riferimenti.

Devono abbracciarsi in un’amorevole e attenta comprensione, in un’armoniosa vicinanza.

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Michelangelo Buonarroti

Crediamo che buona parte del nostro vivere sia in mano a scelte razionali, magari anche sagge ed efficaci. Perché allora ci sono giorni in cui il nostro corpo inizia a chiamarci con dolori che prima appaiono sfumati, poi via via più intensi?

Ogni parte del nostro organismo è in grado di comunicarci miriadi di emozioni e vissuti. Un linguaggio fine, puntuale, continuo.

La somatizzazione è un messaggio del corpo alla mente: ti voglio dire che… E’ una fortuna che esista, è un mezzo potente della Natura, va accettata e “sentita”.

Per “sentire” si “ferma” tutto e si a s c o l t a n o quei muscoli contratti, quella acidità che giunge alla gola, quel senso di peso, quei capogiri, ecc.

E’ un lento e paziente apprendimento, un dialogo interno. Mente e corpo, corpo e mente comunicano scambiandosi “informazioni”. Lasciamo loro il tempo per conoscersi e allora si com prenderanno.

Vederci in questa unicità, in una sola nuvola che avvolge la nostra corporeità con la nostra razionalità ci guida verso una maggiore comprensione del chi siamo, del come siamo, del dove muoviamo. Questo scambio sincero e continuativo ci permette di afferrare il quotidiano in una sorta di equilibrio che accetta i cambiamenti e allo stesso tempo li afferra.

Questo lavoro solo ognuno di noi lo può fare. Ci sono yoga, training autogeno, ipnosi, mindfulness, contatto con la natura… che lo favoriscono, ma come ogni cosa seria del vivere va portata avanti nella quotidianità, dal nostro io nella sua totalità.

… piano piano i pensieri inutili scivolano via, i passi si fanno più leggeri, i respiri tornano profondi e grati, i muscoli rilassati, i sorrisi aperti a se stessi e al mondo…

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Si può realmente comunicare se prima non si è imparato ad ascoltare?

13 mercoledì Gen 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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“Gli Dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà.” (Talète, 624 a.C.)
©Maurizio Bello “In silenzio ad ascoltare” 2014

Plutarco scrisse tra l’80 e il 90 d.C. “L’arte di saper ascoltare” opera dedicata soprattutto ai giovani.

Chi gioca a palla, dice Plutarco, impara contemporaneamente a prenderla e a lanciarla, ma per quel che riguarda la parola bisogna prima imparare ad accoglierla bene per poterla quindi pronunciare.

“I più invece, a quanto ci è dato vedere, sbagliano, perché si esercitano nell’arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare, e pensano che per pronunciare un discorso ci sia bisogno di studio e di esercizio, ma che dall’ascolto, invece, possa trarre profitto anche chi vi s’accosta in modo improvvisato. Nell’uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla, allo stesso modo in cui concepimento e gravidanza vengono prima del parto.” (Plutarco)

“L’ascoltatore fino e puro deve immergersi con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d’animo di chi parla.”

Quindi l’ascolto non è improvvisazione, nasce da un fino esercizio.

Creare un silenzio interno, un profondo rispetto, una mancanza di pregiudizi e aspettative, un’attenzione all’Altro nella sua interezza. Capacità di cogliere: il linguaggio del corpo, la velocità nel parlare, i vocaboli scelti, il tono di voce e le sue variazioni. Non si ascolta solo con occhi ed orecchie, lo si fa con “la pancia” lasciandosi guidare dal sentire della Persona, accogliendone le emozioni. Si vibra insieme, il “parlato” dell’Altro entra in noi, è compreso.

Per riuscire ad ascoltare si impara a restare con se stessi. Accettare quella che è la nostra Persona, per amarla per come è, nella sua interezza. Stare soli con noi, nel silenzio, seduti con una schiena che diviene sempre più dritta a mano a mano che ci cogliamo come uomini o donne di valore:

“sedersi sul pavimento, assumere una buona posizione e sviluppare il senso di essere consapevoli del nostro rango, del nostro posto sulla terra.”

“Shambhala” di Chögyam Trungpa

Abbiamo un nostro spazio e ne siamo onorati.

Da questo possiamo partire verso l’ascolto sincero di chi incontreremo.

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+39 3471817655
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