Durante una passeggiata pomeridiana mi sono trovata tra piccoli orti e frutteti. In zolle ravvicinate tante verdure rigogliose. Piante libere in prati arsi dal sole. Meli, peri e ciliegi nati e cresciuti per soddisfare nuclei familiari. Casolari con segni di ristrutturazioni essenziali. Sui margini di un corso d’acqua con rivoli quasi spenti alte canne immobili nel cielo estivo.

Oltre una lunga rete compare un uomo al lavoro con un rastrello in legno. Sta raccogliendo il fieno. Ogni suo gesto è sicuro e ritmato. Le sue braccia muovono l’attrezzo armonicamente e lanciano fili d’erba su mucchi che prendono forma di minuscole piramidi.

Mi sono fermata per dirgli che quanto stava facendo è ormai un gesto raro. Mi ha risposto che non ha bestiame, ma vuole tenere pulito il suo terreno. Dopo queste parole essenziali e un sorriso ha ripreso la sua danza.

Mi ha regalato una scena che da molto non vedevo. Ho sentito il rispetto per la terra di un uomo vicino ai suoi alberi, le sue canne e il suo orto.

Le coltivazioni in equilibrio con tempo e spazio della natura non sono solo il ricordo di altre epoche o luoghi, rappresentano un invito a seguire i ritmi della natura stessa.

Quest’uomo così assorto, quieto e determinato mi ha regalato un senso di pace ricordandomi che gli obiettivi prefissati non sempre sono eclatanti, ma conta siano una fonte e uno scorrere di benessere.

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