• Siamo nati scoprendo
  • La nostra casa ce la portiamo dentro
  • Capita di voler esternare cose piccole, per farle notare.
  • “Da un Counselor vado per trasformarmi”
  • Le ali dell’inconscio
  • Sapere di che panno è vestito qualcuno
  • “Sono così” e il cambiare
  • Vi sentite pieni di energia?
  • Mi siedo, vi guardo e sarete voi a parlare.
  • Quel molto che mi hai dato
  • Vertebra dopo vertebra si torna in piedi
  • La cucina del cuore
  • Quel filo solido
  • Lamentiamoci un po’
  • quel suo racconto dorato
  • Confini apparenti
  • Principio
  • In un bar del centro, la mattina.
  • Dal dovere fattosi macigno al: teniamoci il meglio
  • “Fratture scomposte”
  • Il counselor e l’ipnotista in me

Cristina Merlo

Cristina Merlo

Archivi Mensili: agosto 2016

Attenzione, prego

30 martedì Ago 2016

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dal lat. attentio -onis, der. di attendĕre:  “rivolgere l’animo”

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L’attenzione ci viene richiesta, la domandiamo, la smarriamo e la ritroviamo.

L’attenzione come un dedicarsi a qualcosa, a qualcuno.

Rivolgere l’animo va oltre uno sforzo di concentrazione, al di là dello stare attenti per leggere, sentire, capire… me lo raffiguro come un rispettoso cenno d’inchino rivolto a chi ascoltiamo e conosciamo, un lasciare ogni forma di giudizio per abbracciare mondi diversi dai nostri.

I bambini sono i Maestri dell’attenzione. Più che imparare scoprono e provano, quindi fanno. Se siamo desiderosi di essere verso gli animi, compreso il nostro, passiamo tempo a osservarli e a giocare con loro. Saranno la loro fantasia e le loro risate a guidarci. Vedremo comparire possibilità e orizzonti diversi. La capacità di rivolgere noi stessi diventerà sempre più naturale, più parte di noi. Il bambino che siamo stati è sempre in noi e ci aiuterà in questo percorso che promette sorprese entusiasmanti.

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Incontri col femminile

13 sabato Ago 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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Negli ultimi tempi incontro la grazia femminile. Non contano età, altezza e taglia. Ci sono donne che spiccano per il modo di camminare, per la scelta nel vestire, per il trucco usato come tocco di colori per i visi. Gonne ondeggianti mosse come brezza marina, tacchi portati con naturalezza suonano sui pavimenti, orecchini scelti con cura affiancano guance, mani curate si muovono sincrone con braccia e gambe.

Queste donne dov’erano prima? Incartate nei loro cappotti o nascoste da goffi piumini? Loro c’erano, io ero cieca. Come mi si siano aperti gli occhi lo so. Ho sempre notato le persone affascinanti. Ammetto che il loro passaggio non mi lasciava molto. Ora inizio a vedere la freschezza e l’eleganza interiori. Per anni ho cercato di captarle. Inizialmente eccole in occhi incontrati per caso o conosciuti da tempo, in sguardi profondi, in espressioni quiete. Con la perseveranza primavera e estate mi hanno regalato la possibilità di calarmi nel linguaggio dei corpi. È una scoperta guidata dalla curiosità e da una sensazione di gioia. Quella gioia che si prova di fronte a forme di comunicazione uniche, creative e spontanee. È un nuovo confronto e un’altra crescita.

Tutto, come spesso accade, diviene possibile osservando il fuori e ricercando con questo una sintonia.

Un gesto umano nella natura

13 sabato Ago 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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Durante una passeggiata pomeridiana mi sono trovata tra piccoli orti e frutteti. In zolle ravvicinate tante verdure rigogliose. Piante libere in prati arsi dal sole. Meli, peri e ciliegi nati e cresciuti per soddisfare nuclei familiari. Casolari con segni di ristrutturazioni essenziali. Sui margini di un corso d’acqua con rivoli quasi spenti alte canne immobili nel cielo estivo.

Oltre una lunga rete compare un uomo al lavoro con un rastrello in legno. Sta raccogliendo il fieno. Ogni suo gesto è sicuro e ritmato. Le sue braccia muovono l’attrezzo armonicamente e lanciano fili d’erba su mucchi che prendono forma di minuscole piramidi.

Mi sono fermata per dirgli che quanto stava facendo è ormai un gesto raro. Mi ha risposto che non ha bestiame, ma vuole tenere pulito il suo terreno. Dopo queste parole essenziali e un sorriso ha ripreso la sua danza.

Mi ha regalato una scena che da molto non vedevo. Ho sentito il rispetto per la terra di un uomo vicino ai suoi alberi, le sue canne e il suo orto.

Le coltivazioni in equilibrio con tempo e spazio della natura non sono solo il ricordo di altre epoche o luoghi, rappresentano un invito a seguire i ritmi della natura stessa.

Quest’uomo così assorto, quieto e determinato mi ha regalato un senso di pace ricordandomi che gli obiettivi prefissati non sempre sono eclatanti, ma conta siano una fonte e uno scorrere di benessere.

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