• Siamo nati scoprendo
  • La nostra casa ce la portiamo dentro
  • Capita di voler esternare cose piccole, per farle notare.
  • “Da un Counselor vado per trasformarmi”
  • Le ali dell’inconscio
  • Sapere di che panno è vestito qualcuno
  • “Sono così” e il cambiare
  • Vi sentite pieni di energia?
  • Mi siedo, vi guardo e sarete voi a parlare.
  • Quel molto che mi hai dato
  • Vertebra dopo vertebra si torna in piedi
  • La cucina del cuore
  • Quel filo solido
  • Lamentiamoci un po’
  • quel suo racconto dorato
  • Confini apparenti
  • Principio
  • In un bar del centro, la mattina.
  • Dal dovere fattosi macigno al: teniamoci il meglio
  • “Fratture scomposte”
  • Il counselor e l’ipnotista in me

Cristina Merlo

Cristina Merlo

Archivi Mensili: ottobre 2016

Un tocco di sconfinata vicinanza

31 lunedì Ott 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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Un messaggio universale è tale, per tutti.

Quando arriva dritto al cuore è personale, ma resta nel contempo universale.

Ciò che tocca e accarezza il nostro profondo non è di sola nostra proprietà, è di molti.

Ci sono cose che ci uniscono con chissà chi, a partire da un chissà quando e dove. Non hanno confini e ci rendono un po’ sconfinati. Andiamo a sfiorare persone che risuonano con noi e, anche se non sono conosciute, le sentiamo.

A volte si può essere più vicini di quanto razionalmente si immagini.

Calore, suoni e profumi viaggiano ovunque…

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La sezione aurea umana

29 sabato Ott 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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Rafael Araujo

Un dito che scorre dalla parte centrale di un guscio di chiocciola e poi dalla periferia verso il centro, un occhio ipnotizzato da un fossile di ammonite, l’attenzione ammagliata dall’uomo di Vitruvio, il pensiero abbandonato di fronte al Partenone di Fidia, lo sguardo fermo su un girasole, sulle corna di un camoscio, sulle foglie di un ramo. Questo e molto altro è la sezione aurea, un’armonia presente in Natura e spesso ricostruita dall’uomo.

Possiamo essere una sezione aurea, capaci di muoverci sia verso il nostro intimo sia verso il fuori.

Abbiamo sempre due strade principali a disposizione. Quando siamo sopraffatti dai problemi qualcosa nel mondo ci allevia l’animo e il sentire i messaggi del corpo ci lenisce dolori psicologici. Se siamo sereni possiamo scendere col nostro respiro a ricercarci e scoprirci, accettandoci amorevolmente. Il fuori e il dentro fanno nascere energie diverse che concorrono al nostro stare bene. Si diviene capaci di accettare e risolvere i problemi. Si colgono le nostre risorse e si impara a farne tesoro nel fare. Quanto c’è di veramente prezioso ci appaga. Non sempre è semplice avviarsi lungo il verso più adeguato, ma si scopre piuttosto in fretta quando è bene cambiare direzione.

Una sezione aurea umana è la coesistenza di apertura e io.

Sulla metropolitana un ragazzo si rifà i risvoltini…

11 martedì Ott 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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…non pare un esperto, ma il suo viso soddisfatto dice che va bene così, il mio è un bel lavoro.

Questi tocchi di appagamento schiariscono le giornate.

Sono sempre più convinta che la profonda tragicità e la vera felicità siano rare. Ci strappiamo le vesti per poco, inconsapevoli di cosa voglia dire essere lacerati. Ingrandiamo piccole ferite va a sapere il perché. Ci piangiamo addosso soli, per attirare l’attenzione. Forse ci perdiamo nel conosciuto bicchiere d’acqua o non troviamo un’oggettiva via di uscita, una via diversa, alternativa. Certo le complicazioni esistono o ci caschiamo da soli, ma hanno una durata limitata; possono poi arrivarne di diverse e anche queste cederanno il passo a chissà cosa.

Sono gli attimi di gioia, i giorni fatti di calore che ci aiutano a affrontare e superare il difficile. Sono come una scorta di legna che porta tutta la forza del nostro sole. Ultimamente ho notato persone riporre del legname, un gesto un tempo comune, oggi meno, sempre fatto per ripararsi dal freddo, per trovare tepore.

L’uomo è stato un raccoglitore. Ci spostiamo nello spazio e nel tempo, i nostri pensieri mutano e si espandono, il corpo varia con noi e per noi. Quanto possiamo raccogliere di positivo in questo cerchio vibrante di variazioni? Ai bambini si dice: apri gli occhi, stai attento. L’attenzione portata dentro e appresso avvicina a uno schietto punto di vista del nostro quotidiano. Concede una messa a fuoco quasi perfetta del nostro io, o almeno ci permette di vederci come davanti a un antico specchio: quelli lì siamo noi, i nostri lineamenti ci sono. Come primo raccolto propongo il conoscerci.

Fare dei bei lavori è un trucco che applicato aiuta a dimenticare sofferenze, a diversificare le scelte, a progettare positivi.

Questi lavori quali potrebbero essere? ognuno sa i suoi. Le nostre passioni, coltivate negli anni e in vari campi? gli affetti curati e coccolati? la determinazione accorata sparsa un po’ ovunque? costruire punti fermi in cui ci ritroviamo? allenarsi a vedere e costruire il bello? imparare e confrontarsi?

Per realizzare questi lavori ci si impegna, è come mettercela tutta per volerci bene, per approfittare di questa vita che abbiamo ora. Va bene ogni volta, in ogni istante in cui siamo appieno nel nostro momento attraversati dall’energia.

Lavoro Appagamento Raccogliere Star Bene

Una mattinata forte

08 sabato Ott 2016

Posted by Cristina Merlo in Uncategorized

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…mi sono incamminata lungo la Ceronda, un torrente che affianca il Parco della Mandria, nei pressi di Torino. Accompagnata da qualche anatra e una nutria mi sono avvicinata alla Reggia di Venaria. Mi aspettava una mostra fotografica, meglio l’aspettavo ormai da un po’. I miei passi sull’acciottolato erano lievi, come il mio stato d’animo.

Il primo impatto con gli scatti, in bianco e nero, è stato come un botto. In un attimo sono caduta in un’atmosfera fatta di guerra, povertà, orgoglio e disperazione frammisti tra loro. Sguardi mi parlavano di profonda ingiustizia. La loro forza, lo sgomento e la rabbia mi sono piombati addosso. Ho cercato di sentire il più possibile cosa ognuno poteva o voleva dirmi. Dolore, determinazione, fierezza, odio, fragilità, paura, impotenza… ho letto forti sentimenti sino a sentirmi piccola non tanto perché impotente, ma perché assente. Quell’assenza che nasce da lontananza, freddezza, distacco, comodità nello stare in vite facili. La mia pancia ha iniziato a ribollire, sino a farsi contratta, le dissonanze sono apparse nette.

Il mio comunicare è stato a senso unico: un assorbire il sentire di quei tanti sconosciuti, diventare vicina a loro, per come mi stavano guardando, per le pieghe dei loro visi, per le loro mani, per i loro vestiti… ogni particolare dice.

Mi sono portata a casa una sottolineatura: nessuno è così lontano da non poterci parlare. A chi ci è vicino si può dare una “carezza”. Negli occhi si colgono la sofferenza psicologica o fisica, a partire dagli occhi qualcosa si può iniziare a fare.

E’ solo l’immobilismo che ci rende sempre più insensibili e chiusi. All’opposto della chiusura c’è l’apertura. Stare attenti al fuori di noi è l’unico modo che abbiamo per essere presenti agli Altri.

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