
Alcune definizioni di counselor sono un po’ formali, al Cliente credo suonino distaccate e magari poco comprensibili.
Per ogni Persona c’è “la” spiegazione. Concisa, articolata, semplice, accattivante, sempre empatica.
Per rispondere mi rifaccio a Carl Rogers psicologo statunitense fondatore della Psicologia Umanistica.
Introdusse il concetto che:
la natura umana è positiva, degna di fiducia e razionale quando gli individui vivono in accordo con questa loro vera natura. Ogni organismo umano ha in sé una forza tendente verso lo sviluppo di tutte quelle capacità utili a mantenere, autoregolare ed autorealizzare l’organismo.
Rogers ha una visione olistica dell’uomo: unità inscindibile di psiche e soma.
Carl Rogers sceglie di parlare di Persona o Cliente, non di Paziente. Il paziente viene considerato un malato, un incapace a risolvere solo le sue problematiche.
Le parole hanno bisogno di esprimere fino in fondo la dignità, la libertà, la spontaneità della sofferenza. Come diceva il filosofo Wittgenstein, le parole che scegliamo cambiano il mondo nel quale noi stessi viviamo e cambiano il mondo di coloro che incontriamo.
Secondo Rogers il counselor deve possedere queste essenziali qualità: accoglienza senza pregiudizi, ossia rispetto profondo, capacità di ascolto empatico per entrare nell’esperienza dell’Altro, sentire con l’Altro, comprensione (contenere in sé, abbracciare, racchiudere) e buona salute mentale.
Le stesse condizioni sono necessarie per il Cliente: una buona motivazione al cambiamento in genere fornita dalla volontà di uscire dal disagio, capacità di contatto col terapeuta e comprensione delle qualità relazionali del counselor.
Tra Cliente e terapeuta esiste la convinzione che il cambiamento è possibile e desiderabile. Entrambi nutrono speranze per i risultati del loro cammino, il quale sarà tanto più fruttuoso quanto più Cliente e counselor riusciranno a stabilire una buona alleanza terapeutica. Tale alleanza sarà contrassegnata dal mutuo rispetto e dalla fiducia.
Per Rogers (1942): “Lo scopo non consiste nel risolvere un problema particolare, ma nell’aiutare l’individuo a crescere, per poter affrontare in maniera integrale e costruttiva sia il problema del momento, che quelli che incontrerà in seguito”.
Una buona terapia centrata sul Cliente è un viaggio, un’avventura ed una ricerca portata avanti da due esseri umani: la Persona e il terapeuta. Nessuno dei due conosce in anticipo dove li porterà questa loro ricerca. Il Cliente e il terapeuta sono uniti da alcune profonde convinzioni; prima di tutto che il cambiamento è possibile e desiderabile.
Un viaggio avventuroso che porta a costruire una nuova realtà interna e esterna. Potrei raccontarlo così:
“Immaginatevi una tela; è Vostra da tempo. Ogni giorno la tessete con i Vostri filati, nel Vostro ambiente. Solo Voi la crescete. Un giorno capiterà che si sgualcisca, che il lavoro vada a rilento, che si debba cercare un nuovo telaio. FermateVi, dove siete, e sentite cosa vi sussurra il Vostro Profondo. Non scoraggiateVi, le Vostre energie torneranno. E’ ora di cambiare un po’, capita. Accettate il nuovo che arriva. Riprendete i Vostri fili coi loro colori e tornate ad essere padroni di quella piccola tela tutta vostra”.
… e ora piano piano, lentamente comodi in un angolo che amate, come musica il Vostro respiro, sentite l’aria che piacevole entra in Voi e l’aria che grati lasciate andare. Scivolate nel mondo dei Vostri talenti, dei Vostri colori, dei Vostri profumi, nel mondo delle sensazioni … Le palpebre si fanno pesanti e scendono lente. Fermi col respiro che Vi accompagna sentite arrivare stupiti le Vostre risorse, scorrono in Voi, accompagnate da ogni respiro. Guardatele, forse hanno dei colori, magari vi parlano, odorano… Con calma regalandovi tutto il tempo che volete …
E aspettatevi sorprese.