Camminando tranquilla tra giovani aceri e alti ciliegi, la mia attenzione si è posata su un sottile candido petalo, solo, sulla terra. Ho iniziato a riflettere.
Quasi tutti i bimbi, lasciati a se stessi, vista una tal piccola forma tonda bianca ne sono attratti, la prendono tra le dita, ne scoprono la morbidezza, ci giocano.
L’adulto tende a spostarsi con la testa “alta”, non si imbatte nella bellezza manifesta che abita “il basso”.
L’importante non è per forza appariscente.
Siamo degli sbadati? non solo. Viviamo immersi in sciocche credenze, che ci siamo spacciate per valori, per tappe importanti della vita, per obiettivi irrinunciabili, senza i quali siamo certi di crollare a livello di zerbini-falliti.
Gli ideali nulla hanno a che spartire con denaro, con carriera, con l’apparire (e in questo ci sbizzarriamo incredibilmente).
Ci barrichiamo in un mondo piccino, in tutti i sensi, per non stare a vedere e sentire cosa accade al resto dell’Umanità, di cui facciamo parte.
Dall’infanzia mi chiedo se sia facile vivere in modo robotico. Se si è glaciali si prova meno dolore, le paure sono soffuse, gli interrogativi sbiaditi. Ma un giorno ci si sveglia tremando, avere il ghiaccio dentro fa male, il non senso invade la vita, intorno impera il vuoto.
Essere come “piccoli”…
Tutto il freddo diventa tepore, la disattenzione percezione dei particolari, il distacco un porgere la mano, il mutismo ascolto, i dolori forza per confortare, i sensi spenti suoni profumati, la solitudine carezze …
Tanti piccoli uomini ovunque, sempre, coraggiosi, sorridenti, umili, empatici, laboriosi, generosi, accoglienti sono notati. Gli incuriositi, vanno a conoscerli per poi scegliere di vivere allo stesso modo …
L’esempio silenzioso risuona ovunque: dalla terra alto al cielo.