Tempo fa, in giro con una macchina fotografica, facevo la stessa cosa di quest’uomo seduto a un tavolino: osservare.
A me di lui piacquero lo sguardo attento e la mano affusolata e curata; scattai.
In quel momento eravamo accomunati dal pensare…
In me: curiosità e desiderio di fermare un attimo che rappresentava il riflettere, racchiuso in un’armoniosa mano appoggiata su un viso immobile, intento a vedere.
Seduti su una panchina, alla fermata di un autobus o chissà dove prima o poi nella nostra vita ci è capitato di svuotarci da ogni pensiero e iniziare a guardare attentamente i passanti, a incrociarne di proposito gli sguardi, a chiacchierare.
Questo può essere inizialmente un gioco, innescato dalla curiosità, dal desiderio di conoscere meglio gli altri e di confrontarci con essi.
In seguito diviene un’abitudine.
Un’abitudine che, per chi ne è in grado (psicologi, psicoterapeuti, counselor…), consente di tendere le mani.
Le diverse personalità, positive o meno, col tempo balzano agli occhi.
Questo esercizio protratto negli anni offre un regalo di impagabile valore: scovare le persone “eleganti nel corpo, nel viso, nel gesto”, quelle cheindossano la loro di Bellezza.
Come non notarle: luccicano. Star loro vicini fa star bene. I loro sguardi sono buoni e profondi, spesso avvolgenti. Quando ridono trasmettono una tale reale vera profonda allegria che si ride in coro.
“Ricordavo i suoi occhi, avevano scintillato veramente.” Carlos Castaneda a proposito di Don Juan